30 giugno 2011

Pesci

(20 FEBBRAIO - 20 MARZO)


Pesci, miei cari Pesci, non so come prendervi, né come parlare del vostro segno. Eppure, è di voi che l’astrologia fa più presa: vi nuotate a vostro agio, ma come naufragate volentieri… Ultimo segno dello zodiaco, è il più ricco, come un vegliardo carico della saggezza universale; ma poiché lo zodiaco sta per riprendere in suo girotondo, è anche il segno più innocente, a volte quasi infantile.
Per capirlo bene, bisogna aver osservato le onde dell’oceano; le onde che arrivano lentamente da molto lontano, che portano in sé i segreti del cosmo e che si frangono all’improvviso sulla sabbia, leggere, schiumose, fresche: Nettuno tonante è divenuto una pozza chiara, ma subito riparte, preso nel suo moto eterno. Così l’essere nato sotto il segno dei Pesci è inafferrabile per se stesso e per gli altri. E’ alla continua ricerca di un assoluto introvabile.

Il bambino Pesci si allontana ben presto dalla realtà. I suoi genitori, parlando di lui, alzano le spalle e dicono: “E’ un incosciente!” Capace di tutto perché non sa valutare i rischi. Si interessa ad ogni cosa, ma niente lo appassiona. Non appena esercitate una qualsiasi influenza si di lui, è pronto a seguirvi. Ci si sgomenta a torto della sua arrendevolezza. Non si può affidargli un rompicapo da comporre perché nulla per lui ha un’unica soluzione. E nemmeno un trenino elettrico, a meno di non aggiungervi innumerevoli gallerie, ponti, eccetera. In ogni caso, aprirà gli scambi e farà deviare la locomotiva. Il suo gioco preferito: il labirinto, naturalmente, la barca. Bisognerebbe poter combinare le due cose, ad esempio un labirinto sottomarino. Il suo complesso, per adoperare una parola difficile, è la fuga. Bisogna dunque orientarlo molto presto. Il minimo brutto voto a scuola è per lui una catastrofe.
Si deve evitare ad ogni costo che egli si senta vittima del proprio caos. Ravel da bambino era uso alle lunghe fughe notturne. Al conservatorio imparò poi l’arte della fuga, che è molto austera. Chiedo scusa ai piccoli Pesci. Ma con loro la severità è utilissima.

Il Pesci che ama balbetta, tende le braccia: sta per annegare. Non ama alla follia, ma all’infinito. Non ci capisce nulla lui stesso. Vorrebbe stare zitto. Allora Cristiano ha bisogno di un Cirano per dichiararsi (Rostand era Pesci naturalmente, e il duca di Reichstadt, il suo “Aiglon”, lo era ancora di più, forse troppo). Se l’amore diventa lotta, si allontana. Bisogna sempre ricondurcelo.

Ma non esiste amore più fatato, e quando si ama una donna Pesci, si riceve in dono la parte migliore dell’umanità. Eppure questa donna ha due piccoli inconvenienti: sogna a voce alta in bagno, e non può parlare dell’uomo che ama, chiunque egli sia, senza dire: ”Poverino!” Con i suoi figli tutto l’angoscia. E specialmente “questa ridicola vita moderna” che bisogna condurre. Vorrebbe che i suoi bambini folleggiassero attorno a lei come le bagnanti di Renoir. Fa dei grandi sforzi per educarli bene, ma ci riesce soltanto se si sente un po’ una donna martire.

Durante le mie ultima vacanze conobbi un padre Pesci che aveva due figli rimandati a settembre. In un mese, insegnò loro soltanto il moto delle stelle e delle maree. Purtroppo i due bambini non erano Pesci, sennò avrebbero potuto diventare specialisti del cosmo come Copernico, Galileo, Newton, Le Verrier, Einstein, che sono tutti Pesci, naturalmente.
Un Pesci non può essere mediocre, perché diventerebbe qualcosa di peggio. Questo è il suo problema capitale. Bisogna dargli il mezzo per primeggiare. Bisogna che dimentichi i pesciolini piccoli per diventare un maestoso Nettuno. I geni più illustri, nel senso completo della parola, hanno sempre nel loro tema natale, un granellino di Pesci, per così dire. Basta elencare Michelangelo, Leonardo da Vinci, Goethe, Rembrandt, Bach, Hugo, e nomino soltanto alcuni. Sarà utile ricordare spesso al Pesci questa illustre lista dei nativi del suo segno. Pensare ai geni gli sarà doppiamente utile. Prima di tutto perché dubita troppo di sé. E poi perché ignora o addirittura disprezza i talenti gentili.
La sua ricerca è paragonabile a quella che portò Bernanos dal “Diario di un curato di campagna” al “Dialogo delle carmelitane”. Non ditegli mai: “Dovresti leggere questo romanzetto, è grazioso.” Dategli dei poemi, dei libri di mistica cristiana o indù, dei trattati di filosofia tedesca. Digerisce tutto. Dice timidamente: Io che non sono un intellettuale…” Spesso è anche vero. Ma le intelligenze più acute non raggiungono facilmente il nirvana angosciato dei Pesci.

Può fare a meno di musei, ma non può fare a meno della musica. Dovrebbe amare l’universo di Ravel con le sue ondine, i suoi giochi d’acqua e le barche sull’oceano. Ma respira a suo agio soprattutto nelle grandi composizioni religiose di Bach. Per capire bene la musica Pesci, paragonate l’opera di Bach, che è un Ariete molto Pesci, a quella, fatte le debite proporzioni, di Honegger, che è un Pesci Ariete. Gli elementi in comune sono i corali, l’oratorio, la cantata, l’ampiezza e la durata delle fughe, la polifonia dei cori tesi versi Dio. La migliore rappresentazione del simbolo dei Pesci è Giovanna al rogo e nel cuore di tutti i Pesci sonnecchia una Giovanna d’Arco.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Acquario

(21 GENNAIO - 19 FEBBRAIO)


No, non dispensa acqua, ma piuttosto saggezza, idee grandiose, conoscenze ultraterrene. La costellazione dell’Acquario, è la costellazione della fraternità universale. Dall’anno primo della nostra era viviamo sotto il segno dei Pesci, che è il segno del sacrificio cristiano. Ben presto, nell’anno 2160, comincerà l’era dell’Acquario. Dovrebbe essere meno drammatica e, almeno da quanto possiamo intravedere, segnata da due pianeti guida dell’acquario: Saturno (saggezza, concentrazione, ma anche rinuncia, astrazione) e Urano (indipendenza, rivolta, ma anche anglismo progressista, che non si lascia impaniare da inutili sentimentalismi).
Come vedete, quasi ci siamo, e non è un caso se Verne e Brecht sono due purissimi Acquari: illustrano la rivolta e il futurismo.

Il bambino Acquario, sarà sempre rivolto verso l’indomani. E’ lui che reclama i balocchi più moderni. E ha un grande bisogno di amici. Anzi, ha bisogno di essere “il miglior amico” dei suoi amici. Si allontana con facilità dai genitori, senza guardarsi alle spalle, per unirsi a un qualsiasi “gruppo”. Vorrebbe si essere più affettuoso con papà e mamma, o almeno lo dice, ma “non ha tempo da perdere”.

L’amore dell’Acquario, è quello che meno somiglia all’amore romantico è più si avvicina all’ideale di un’amicizia amorosa. Immaginate un Acquario puro e una Acquaria pura, che si amino. Ieri era il loro primo anniversario di matrimonio. Non hanno tubato per niente, la loro casa era piena di amici e parlavano soltanto di questi amici. Ecco perché un temperamento sentimentale (Cancro, Toro, Bilancia) può soffrire per quella che definirà “la ferocia inumana” dell’Acquario. Il che non è esatto. In amore, l’Acquario comincia con l’idealizzare; ha bisogno di ammirare prima di poter amare. Poi da la precedenza alla sua mania della felicità altrui su ogni forma di egotismo. Vorrebbe che tutti amassero a modo suo, spazzando via ogni conformismo.
Gli amici dell’Acquario si scordano sempre di parlargli di lui. Senza dubbio egli ne soffre, ma come fare? La sua modestia è meno pesante di quella della Vergine, mano tenebrosa di quella del Capricorno, ma può imbarazzare. A volte l’Acquario si presenta come un ingenuo un po’ limitato. Ma soprattutto a forza di buona volontà, rischia di dimenticare la propria volontà e di restare solo a interrogarsi sui propri meriti. Poiché preferisce i meriti degli altri, si sottovaluta. Trovare la sua amicizia tanto indispensabile da parere miracolosa? Sappiate che a volte dà le vertigini anche a lui, e che perde terreno: trasformatevi in Acquario per aiutarlo. Vedrete che non è facile.

La casa dell’Acquario, così accogliente, potrà sembrare un po’ fredda. E’ spesso funzionale.
Molti gerontologi sono Acquari. Non bisogna invecchiare inutilmente. E poi la vecchiaia potrebbe diventare un incubo!
L’Acquario è incline a fondere le virtù del regime vegetariano e del tritatutto elettronico.
Altra ossessione, una casa discreta, armoniosa, e , se possibile, in costante trasformazione.

Una donna Acquario ti accoglie volentieri con un “Guarda! Che cosa ne pensi?” ha spostato un’altra volta i mobili. Niente a che vedere con l’angoscia. L’Acquaria vive ne pre-cosmo, nei Sette Paradisi inaccessibili. Dice: “La casa vola!”
Il bambino di un Acquario rischia di crescere in solitudine. L’Acquario non lo coccola, è alla ricerca di un nuovo sistema di educazione. Trova che i medici sono troppo arretrati e auspica nuovi vaccini. Se ha i mezzi, manda i suoi figli in un’università lontana, non per principio o per snobismo: approva l’ossigeno dell’insolito. Il bambino dell’Acquario non rischia certo di trovare “barbosi” suo padre o sua madre. Può raccontare tranquillamente le sue serate fuori casa anche se un po’ turbolente… purchè abbia sostenuto una buona discussione politico-filosofica, ne saranno soddisfatti. Invece, meglio non raccontare ad un genitore Acquario un dispiacere d’amore. Tanto vale immaginare Stendhal padre di famiglia, o il commissario Maigret…
L’automobile di un Acquario iraniano si trasforma nel mostro ululante di James Dean, strumento di rivolta. Un mezzo per lasciare finalmente la terra! Ma un Acquario al volante ascolta più spesso Saturno, e allora guida come un represso, con una saggezza ironica. Ma se un incidente vi ha inchiodato al margine di una strada, o fate semplicemente l’autostop, pregate perchè passi un acquario… Soltanto un Acquario vi verrà in aiuto.
Il più altruista degli Acquari, Baden-Powell, ha scritto: “La sola cosa che valga la pena di essere vissuta, è di portare un po’ di felicità nella vita degli altri”. La biblioteca dell’acquario è certamente zeppa di ideologia. Sulla porta potremmo scrivere: “Qui tutti possono portare le loro teorie”. Pochissimi autentici Acquari sono veri uomini d’azione, ma per lo più sono grandi riformatori (da Beaumarchais a Carlo Marx, da Robespierre a Roosevelt, da Montesquieu a Rolland…) Non scoppia rivoluzione se non c’è la scintilla dell’Acquario. E il più saggio dei re francesi Carlo V scrisse: “La maggioranza, anche se tutti i suoi membri sono uomini qualsiasi, è tuttavia al disopra di tutti gli uomini superiori”.
Nel romanzo, come nella poesia, l’Acquario ci ha dato scrittori “in anticipo” di parecchie generazioni (Stendhal, Joice, Brecht). Sono i personaggi più “spinti” del segno. Ma se dovessi dare a un Acquario il libro dove si troverà più a suo agio, sceglierei "Grandi speranze" dell’Acquario Dickens.
La discoteca dell’Acquario è una delle più ricche dello zodiaco. Sapete che esistono due segni su dodici dove si trovano i grandi compositori? Qui, i più eloquenti sono Mozart e Schubert, nature angeliche. Ad un Acquario offrite dunque senza esitazioni Il Requiem di Mozart o La fanciulla e la morte di Schubert. Non vi accuseranno di fare dell’umorismo macabro. Giacchè da molto tempo l’Acquario, in sogno, ha soppresso la morte a forza di contemplarla.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Capricorno

(22 DICEMBRE - 20 GENNAIO)


E’ praticamente impossibile distinguere un Capricorno, anche molto tipico, in mezzo a una folla. Si ha un bel guardare, scrutare, paragonare… A meno che non sia lui a scrutarci con il suo occhio acuto e gelido. E’ uno sguardo che fa arrossire: non perché sia impudico, ma perché mette a nudo ciò che vorremmo nascondergli, e perché è uno sguardo che sale dal più profondo della notte. Fuori tutto è bianco. La vita s’è fermata. La notte sarà lunga, sembra dire il Capricorno, annidato nel suo antro.
Ha molto tempo davanti a sé. Saturno e l’eternità sono dalla sua parte. Saturno non è la notte, ma la saggezza più fredda, la ragione che presto o tardi finirà col trionfare. E’ quel che dice il Capricorno, tra i denti. Il Capricorno fa un po’ paura. Vien voglia di andarsene. E’ il meno “seducente” (nel senso Gemelli del termine) dei segni. Eppure, specie se si è Gemelli, sarà vantaggioso vivere accanto a lui.

I genitori di un piccolo Capricorno dicono spesso che è “sovrumano”. A volte anche “inumano”. Non fa mai il buffone, non si mette mai in situazioni rischiose. Poco incline alla tenerezza, dimenticherà di dare alla mamma il bacio della buonanotte. Preferisce che papà venga a spiegargli la sera, quando è a letto, i grandi segreti del mondo, come la trasformazione dell’acqua in ghiaccio. Il ghiaccio gli piace molto, e anche il vetro, le combustioni lente, la chimica dei metalli.
Ha cominciato a parlare molto tardi. I genitori temevano che non parlasse affatto. Adesso lo trovano troppo maturo per la sua età, troppo serio, troppo assorto negli studi. E’ sempre laconico e le sue intenzioni per il futuro si sapranno soltanto quando avrà annunciato la sua scelta.
Quanto alle bambine e alle ragazzine di questo segno, Simone de Beauvoir, molto marcata dal Capricorno, ne ha dato la migliore descrizione nelle sue “Memorie”. La vita deve essere seria. E le ambizioni altissime, concentrate in una sola direzione. Il successo pare dunque probabile.

“Mio marito è un orso, bisogna addomesticarlo”, ecco quel che dice la moglie del Capricorno. Non è un’impresa facile, ma è appassionante. Prima di tutto si è dovuto convincerlo a diventare un marito. Non ci teneva affatto. Avrebbe preferito prolungare al massimo la delizia delle serate solitarie accanto al fuoco. Lei leggeva accanto a lui, ed egli lavorava. Lavora sempre. I suoi compagni sono “arrivati” prima di lui, ma il Capricorno ha un sorriso inimitabile, vagamente sprezzante, quando parla di successi spettacolari. Sarà nominato docente alla facoltà di medicina molto dopo di loro. Si dedica alle ricerche.
Si direbbe che conosca il più formidabile dei temi dei ricercatori, quello di Pasteur e che abbia deciso di accanirsi, come il grande studioso, fino al celebre: “Non ne posso più!” La domenica bisogna pur distrarsi, o far finta di distrarsi. Allora va a visitare, metodicamente, le abbazie in rovina o le grotte preistoriche. Quando è tra quelle meraviglie, tace. Tutto ciò che non vive più lo affascina. Ciò che invece lo annoia mortalmente è l’opera lirica, ad esempio, o le riunioni mondane. Il momento più bello, insuperabile nella giornata del Capricorno è quando la sera torna al suo tavolo di lavoro, e si accanisce a compiere la sua opera come se grattasse la terra con le unghie.
La sua conquista sarà l’Annapurna di Maurice Herzog o la battaglia della Marna di Joffre il taciturno. In ogni caso “morirà” sul lavoro, come Molière, il più umano dei Capricorni, l’inventore di Arnolfo, del Misantropo, o di quel don Giovanni che perisce di freddo. Morirà perché bisognava andare fino in fondo e perché credeva veramente all’eternità.

Ecco il segreto della straordinaria magnificenza dei Capricorni: dispongono di molto tempo, ne dispongono come gli alchimisti e i santi, o come se lo secernessero essi stessi. Notiamo, in questa famiglia zodiacale, la predominanza di uomini politici che non “finiscono mai”, tipo Adenauer. A volte spariscono. Spesso riaffiorano. Si parla dei loro “ritiri”, parola tipica del Capricorno, della loro sobrietà, magari del loro ascetismo.
Dimenticavo: il geroglifico del Capricorno è la capra, e sapete fino a che punto la capra può combattere da sola. Fargli pronunciare la parola “oggi” è un compito urgente, un dovere d’amicizia o d’amore. Infatti il Capricorno, uomo o donna, vede troppo lontano.
A volte bisogna fargli fretta, strapparlo alla sua meditazione o alle rotaie della sua fatica. Bisogna anche chiedergli di mostrarvi il suo cuore, che senza dubbio batte soltanto per voi. Bisogna impedirgli di girare in tondo nel suo intimo. Potrebbe diventare egoista, ombroso, suscettibile, amaro, sogghignante. Potrebbe anche chiudersi in un mutismo assoluto, come il grande pittore di questo segno, Utrillo. Certo ho scelto degli esempi estremi, ma sono stati i miei amici del Capricorno a suggerirmeli. Se sapeste come ne hanno abbastanza della loro leggendaria serietà, della loro lentezza e della loro tenacia! Quasi quasi vi supplicano di trattarli come se fossero elfi. E se lo fate ne sarete ricompensati.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)


Sagittario

(23 NOVEMBRE - 21 DICEMBRE)


Il Sagittario è il terzo e ultimo segno di fuoco. Il primo, l’Ariete, diceva: “Parto”; il Leone proclamava: “Sono arrivato”; il Sagittario annuncia: “Andrò più lontano”. E’ anche il più avventuroso di tutti i segni, che la tradizione presenta nell’aspetto di un centauro focoso, l’arco teso verso le cime.
Ed è anche il segno più direttamente governato da Giove: nella famiglia del Sagittario incontreremo di capi militari o di suscitatori di rivolte. Infine, la freccia incoccata nell’arco e tutto il movimento ascendente del segno indicano che, nel gran girotondo dello zodiaco, stiamo per strapparci definitivamente all’animale, alla carne, e ci innalziamo verso lo spirito. Il centauro non soltanto mira ad andare “più lontano”. Sogna Dio, un’immensa collettività morale, un eroismo sociale, dimentica di essere quello che è per inventare un nuovo mondo folgorante.
Segno nobile, sarà a volte di difficile convivenza come lo Scorpione, ma lo si ammirerà con piacere.

Per un bambino nato sotto il segno del Sagittario, la cosa più penosa è il sentirsi dire: “quando sarai grande…” giacchè egli è roso dalla smania del movimento, e i genitori esitano a frenare i suoi istinti, sempre bellissimi. E’ il più umano dei bambini., quello di cui si dice subito che “è un ometto!” perché si ribella soltanto per il bene della comunità, o di un gruppo di mici, o per conquistare il diritto allo sport più violento. Ha idee grandiose, molta foga, piani assai fumosi per le vacanze della famiglia, si arrabbia anche, se non gli si dà ragione. E ha quasi sempre ragione. Sarà forse un Giove prometeico, dirà una parola di troppo, ma “bisogna pur convincerlo”. Se non gli si dà retta, rischia di diventare un po’ fanfarone, un po’ “meridionale” (nel senso più nobile). E’ il piccolo Marius di Pagnol, che seduto sui cordami del porto sogna di partire, di raggiungere le isole di Sottovento… Bisogna che tutti capiscono che cosa significa partire… E se non lo capiscono, il piccolo Sagittario è perduto, giacchè ha poca disposizione per i sogni irrealizzabili.
Questo nostalgico pieno di senso pratico è, di tutti i figli del secolo, il più interessato ai viaggi interplanetari. Chiuso in camera sua, fabbrica forse modellini di aerei supersonici. In ogni caso, potete dirgli che i quattro grandi aviatori Guynemer, Lindbergh, Mermoz e Saint-Exupèry sono quattro figure tipiche del Sagittario.

Per la Sagittaria tutto è molto serio: il lavoro, l’amore, la società, la vita spirituale. E’ la meno leggera delle ragazzine. Può giocare a tennis per anni con lo stesso ragazzo senza pensare ad altro che a perfezionare i suoi servizi. Quando torna agli spogliatoi dà un gran manata sulla schiena del compagno. Questa sera, quando usciranno assieme, indosserà gli stessi pantaloni, la stessa giacca di daino. Parlerà quasi allo stesso modo. Eppure non è un tipo mascolino: ma se non le si offre una vera avventura pericolosa, ai limiti dello scandalo, o un sacrificio sovrumano, finge l’indifferenza. E se quel ragazzo non l’ama di amore sfrenato, non è il caso di perdere tempo in romanticherie. Quando si sposerà, la sua decisione avrà un po’ il sapore di una bravata: reazione contro l’ambiente sociale, religioso, o contro tutti e due. La signorina L., di ottima famiglia cattolica e militare, sposa un medico senegalese, e per di più convertito al protestantesimo. Famiglie, rassegnatevi, non c’è nulla da fare. Una Sagittaria ostacolata diventerà Cristina di Svezia e sarà capace di gridare: “Calunniare me, è come attaccare il sole!”
Rassicuratevi, queste selvagge amazzoni, diventano spesso delle placide dame impegnate in opere di carità. La Francia non ha mai avuto una “regina” più rispettabile di Madame di Maintenon. E poi la rivolta può essere passeggera, il bovarismo (Flaubert era Sagittario) tiepido, la pantera addomesticata: bisogna che colui che essa ama sia ammirevole, e miri in alto. Allora la signora Sagittaria, vestita di violetto, il naso altero, volgerà lo sguardo sui poveri, sui malati e sugli orfani. Racconterà loro, come in gioventù, essa fece mille pazzie, e parlerà della Fede “che bisogna assolutamente ritrovare”.

Compiere grandi imprese: ecco il motto del Sagittario. Se siete una donna gatto, una donna bambina, o anche una donna tutta casa, evitate di sposarlo, perché non ha tempo da perdere. E’ un aristocratico dell’azione, non gli garba la vita in pantofole. Se tentate di fargliele calzare se ne libera subito, e ricordiamo qui un grande Sagittario, Papa Giulio II, che marcia alla testa delle sue truppe alla riconquista di Bologna. Potrebbe diventare Churchill, o de Gaulle, o Franco, o Condè, o Clemenceau. Non sto facendo della politica, enumero i Sagittari per dimostrare che il bambinetto, il giovane puledro che abbiamo visto poco fa, ha ottenuto quel che voleva “nel sangue e nelle lacrime”, e cioè la vittoria, giacchè “senza vittoria non è possibile sopravvivere” (Churchill).
Non tutti i Sagittari per fortuna, possono guidare le nazioni, perché non tutte le nazioni sono in grado di seguirli: che siano sportivi, preti o medici, direttori di un’agenzia turistica, saranno sempre però gli uomini più mobili della terra. Il loro lavoro è, o dovrebbe essere, in relazione con qualcosa di lontano. E’ importante che abbiano l’obbligo di partire da un momento all’altro, e vanno all’aeroporto come un altro andrebbe in piscina: per igiene.
Un Sagittario chiuso in un ufficio burocratico può soffocare: può anche fare impazzire i suoi colleghi. Perché ha sempre idee grandiose e riesce facilmente, nonostante le sue audacie. Pensate alla carriera dei due grandi musicisti del Sagittario: Beethoveen e Berlioz, che la loro epoca considerava due vulcani, due meteore. Li hanno insultati eppure ancor oggi noi troviamo profetiche le loro sinfonie. Bisogna dunque seguire i Sagittari senza discutere, senza far vedere che si è senza fiato. Finiranno con lo stancarsi anche loro. “All’improvviso” dirà una moglie di Sagittario, “mio marito si è accorto che ha dei figli e una famiglia”. L’ha sempre saputo, ma prima bisognava che scagliasse la sua freccia.
Ora potrà abbandonarsi alla sua ultima inclinazione: la vita gioviale di Giove stanco. Purché la sua casa non resti vuota: potrebbe allora diventare un giovanotto elegiaco (non dimentichiamo che esiste anche un bovarismo maschile), e la cosa gli si adatterebbe ben poco.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)


Scorpione

(23 OTTOBRE - 22 NOVEMBRE)


Avete notato il sorriso delle persone che vi dicono: “sono nato sotto il segno dello Scorpione”? Un sorriso teso, terrificato e provocatorio al tempo stesso. L’astrologo Barbault dice molto giustamente che lo Scorpione è “il cimitero dello zodiaco”. In effetti, questo è il segno della morte. E’ anche quello della resurrezione e non c’è famiglia zodiacale più ricca.
Si potrebbe ad esempio sopprimere dalla storia dell’umanità tutte le celebrità della Vergine o della Bilancia: la vita apparirebbe meno feconda e armoniosa, ma non ci sarebbero vuoti troppo crudeli. In compenso, sopprimete lo Scorpione e avrete soppresso la metà, o anche di più, delle religioni, della letteratura, delle arti.
Ecco perché il vostro sorriso è provocatorio: perché siete sicuro della scintilla che arde in voi. Ma il vostro sorriso è però anche teso, atterrito, perché, e lo sapete benissimo, questo è il segno più difficile da vivere, il più a disagio nella sua nera corazza. La sua freccia avvelenata gli propone sempre il male, e a volte lo compie, ma di questo male ne fa anche un capolavoro. “Perché mai è un tipo così?” si chiede la gente attorno a lui. Mi ci vorrebbero trenta pagine per dare una spiegazione ancora insoddisfacente…

Questo bambino Scorpione ha il diavolo in corpo! Già glielo dicono quando egli ancora non sa che cosa sia il diavolo e che cosa sia il corpo. Ma non tarderà a conoscere l’uno e l’altro. E’ il bambino più difficile ed appassionante da educare. Il piccolo Ariete ad esempio, che è piuttosto “difficile” anche lui, fa delle sciocchezze vistose. Il piccolo Scorpione si mette al lavoro di notte, negli inferi di Plutone, nella solitudine sotterranea. Gli piace “l’angolino dove si sta tranquilli” (Anouilh) e a questo punto potrei raccontare molte cosucce poco pulite. Non è colpa mia, sono gli psicanalisti che hanno parlato per prima della “aggressività anale”. Questo bambino punisce i suoi genitori per essere poi punito a sua volta. Scopre, come il più grande di tutti gli Scorpioni, Dostoevskij, il valore del “delitto” e del “castigo”. Conosco una bella principessa romana, Scorpiona, che non si stanca mai di raccontare “le stupidaggini che facevo da bambina e come mi punivano”. Ricorda che un giorno nascose delle vipere negli stivali di suo nonno… Non dico che tutti gli bambini Scorpioni raggiungano questi virtuosismi nella cattiveria, ma sono sicuro che li sognano.
Bisogna dunque punirli il meno possibile. Lo Scorpione sogghigna. Bisogna spalancare davanti a lui le porte del mondo. Crede che tutto sia nascosto. Bisogna spiegargli che non è vero (anche se ha ragione lui, in fondo). Giacchè la sua intelligenza è fantastica, insaziabile. Non vuole conoscere per capire; vuole conoscere per conoscere e per impadronirsi del potere. Gioca all’investigatore, al criminologo. E la bambina Scorpiona gioca alla strega, alla suora mistica.

Ma tutte le donne Scorpione hanno del fascino, e così potente che detestano sentirne parlare. Mi fermano con un gesto. “Si, lo so, adesso tirerai fuori la storia della mantide religiosa e della morte sulla spiaggia”. Con loro, meglio tacere. Eppure quello sguardo d’aquila, quegli occhi da pantera, quelle labbra napoletane, quel sorriso canzonatorio… siamo molto lontani dalle infuocate Arieti. La Scorpiona non fa nulla per stregarvi. Pronta anzi ad assumere un’aria ipocrita: “Io? Ma tu sogni, caro mio!” E pronunciano questa frase con voce calda e dolce, una voce da corno inglese, da violoncello nelle corde alte, una voce un po’ violacea. Anche se è molto felicemente sposata, io la vedo sempre come vedova. Guarda il marito con occhi da cartomante, da strega. Carmen era sicuramente Scorpiona, e Georges Bizet era Scorpione, naturalmente. Eppure è la migliore madre che esista. E anche la più possessiva. Sa capire al volo le malattie e le pene dell’infanzia. E’ a lei che i bambini o gli sposi infelici confidano i loro segreti, ed essa li custodisce gelosamente, li culla, li fonde con i propri tormenti. La notte, a occhi aperti, porta in sé tutto il dolore del mondo e cerca di trasfigurarlo.
La donna Scorpione è il perdono, la redenzione universale. Assume la parte di Maria Maddalena, piange e geme. Al risveglio la vediamo ancora più bella, rinata dalle sue lacrime. Mi accuserete di subire il fascino di questa donna. Ma chi non è mai stato, almeno una volta, conquistato da una Scorpiona!

Che sia uomo o donna, lo Scorpione non invita ad un’esistenza tranquilla e superficiale, i compromessi sentimentali non lo soddisfano, ogni attimo della sua giornata si presenta come un problema da risolvere con ardore. Il sipario si alza, ha inizio la tragedia. E non si tratta di una messinscena, né di un bluff, né di un’esperienza: è la pura verità.
Ecco gli eroi di Racine e i personaggi di Mauriac, “la cognizione del dolore” di Gadda, gli articoli brucianti di Camus, l’uomo ribelle di Rodin nella “Porta dell’inferno”, i racconti diabolici di Barbey D’Aurevilly, e non dimentichiamo che “I diabolici” era anche il titolo di un film di Clouzot, autore del “Corvo”, l’uccello caro ad Edgar Allan Poe… Tutti i nomi che cito sono nomi di Scorpioni molto tipici, e mi salgono alle labbra quasi automaticamente… Picasso, Restif de la Bretonne, Henry Miller… Sulla vetta, Maometto e Lutero, nell’abisso due Scorpioni dissonanti, Goebbels e Goering. A volte, quando sorgono in me dubbi sulla veridicità degli astri, contemplo la famiglia Scorpione: è un mondo così coerente, così unito, che il caso da solo non ha certo potuto organizzarlo.


(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Bilancia

(23 SETTEMBRE - 22 OTTOBRE)


Certamente avete degli amici e delle amiche nati sotto il segno della Bilancia. Io pure. Ma ho un bel cercare: sono pochi. Come se questo fosse un segno meno diffuso degli altri, il che non è possibile. Bisogna dunque che sia il segno più discreto, quello che si mette meno in evidenza, all’opposto dell’Ariete o del Leone, ad esempio. Il segno che si inchina avanti a se stesso per lasciarsi passare. E quando qualcuno mi dice: “sono Bilancia, come sono?” mi trovo nell’imbarazzo. E’ il segno del “non si sa mai”, del “non so che”. E’ il più dolce dei “forse”.
Insomma, se si dovesse fare un paragone geografico, direi che la Bilancia è la Toscana tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, sotto un cielo velato.
La Bilancia sta nel mezzo dello zodiaco. E’ il primo segno che sfugge alla materia elaborata dai sei precedenti. Segna l’ingresso dell’Essere nello Spirito. E’ il primo sguardo verso l’Altro.

“Come posso essere concreto?” ecco il problema capitale per il bambino Bilancia. Vorrebbe poter dare dei nomi ai sentimenti, ai sogni vaghi che lo incantano. Vorrebbe essere efficace. Ma non ha una grande vitalità.
Ha molti amici ed è abbastanza simpatico, ma non appena si parla di sport o di una lunga escursione, esita, pesa il pro e il contro, dimostra l’inutilità dello sforzo. Sorride e resta a casa. I suoi compagni andranno da lui se ci sarà da stabilire chi ha torto o chi ha ragione. In questo caso lo vedrete esultare perché la giustizia è la sua passione. Non è molto vivace, ma sa far apprezzare la vita.
Ha un modo inimitabile di dire: “quel che fa più piacere è il riposo dopo lo studio, e lo studio dopo il riposo”. Non è un’idea molto originale, ma il fascino di questo piccolo Bilancia è tale che lo si ascolta volentieri. C’è tuttavia un pericolo: sua madre lo trova noioso e lo dice a tutti. E’ un po’ vero. Il bimbetto non fa niente di irragionevole, non ha nessun desiderio profondo.
Ma non bisogna chiuderlo nel suo nirvana, rischierebbe di diventare altero, sprezzante. Non è colpa sua: conosce da tempo la vanità delle attività umane. Come gli si può chiedere di essere entusiasta? E fu Bossuet che con Mercurio (l’intelligenza) in Bilancia lanciò la famosa frase dell’Ecclesiaste: “vanità delle vanità, tutto è vanità!”
“Alla ricerca dell’armonia”, probabilmente introvabile, sarà il suo slogan.

Una donna della Bilancia la troverà molto più facilmente di un uomo, giacchè siamo qui davanti a un segno femminile nel senso più nobile della parola, senza sdolcinature, senza debolezze. La donna della Bilancia è una grande sognatrice, ma non come la donna del Cancro che dorme pensando alla morte: la donna della Bilancia sogna per arrivare ad una soluzione, per conciliare l’inconciliabile, per trovare una giusta ragione di agire. La troverà poi? Non è sicuro.
Come due grandi donne di questo segno, Margherita di Navarra e Katherine Mansfield, guarda la vita che passa e si occupa di nonnulla, di confidenze amorose, di un interminabile ricamo a piccolo punto. L’immagino volentieri in un salotto azzurro Luigi XV, con le persiane socchiuse, che legge un libro di sapienza cinese pensando vagamente a quel vestito rosa chiaro che ha intravisto ieri e che non sa se comprare o no. Bisognerebbe che suo marito fosse d’accordo, o che un’amica l’accompagnasse, o che la commessa sapesse suggerire… ma poi, quel vestito è proprio necessario? Si deve pensare anche a tutte le donne che non hanno denaro, vero? Guarda, una mosca è entrata dalla finestra, una grossa mosca azzurra.
La signora Bilancia l’osserva per due ore e si scorda del vestito rosa. Per lei tutto è azzurro o rosa.

Basta leggere la lista dei grandi pittori della Bilancia: Boucher, Watteau, Largillière, Bonnard, Vuillard… Dobbiamo augurare a tutti i nativi della Bilancia un matrimonio particolarmente felice, giacchè per loro la felicità passa dai cancelli coniugali. L’uomo di questo segno sarà raramente un don Giovanni. E’ fatto per i grandi incontri unici e dipenderà in molte cose dalla sua compagna, la contemplerà come se fosse uno specchio affascinante.
Raggiunta l’armonia, proclamata l’armonia galante che tutto nobilita, bisognerà pur agire. Che seccatura! Ritroviamo i problemi del bambino Bilancia. L’uomo di questo segno li moltiplica per mille. E’ tutto indulgenza, dilettantismo, ricerca dell’assoluto, della perfezione. Come potrebbe tendere la mano? La sua grande tentazione sarà l’immobilismo, il giusto mezzo, l’equilibrio ad ogni costo. Tre re di Francia furono Bilancia, e tutti e tre mirarono soprattutto all’ordine: Enrico IV, Luigi XIII e Luigi Filippo. A uno stadio superiore, l’uomo sarà tentato dalla dimissione, dalla rinuncia totale. Nei gradini più alti della Bilancia troviamo uno dei più nobili eroi del nostro tempo, Gandhi, che libera il suo paese con la non violenza. In effetti non c’è segno più spirituale della Bilancia, ma lo è con grande discrezione. I due famosi piatti della Bilancia sono quelli della giustizia, naturalmente, ma sono anche le due mani aperte per la preghiera, per la sottomissione, per il sacrificio. Segno venusiano, ma sublime. Segno contemplativo, ma in segreto.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Vergine

(24 AGOSTO - 22 SETTEMBRE)

In un calendario del medioevo la Vergine è effigiata come una donna che, portandosi un dito alle labbra, ripone il grano in una madia. Tutta la simbologia del segno è proprio qui, e non si potrebbe esprimerla meglio. Notiamo che una volta di più i vocaboli adottati dall’astrologia occidentale sono approssimativi. Invece di dire Vergine bisognerebbe parlare di Cerere, di Demetra, di Proserpina, che evocano le messi. Si eviterebbero così le risatine un po’ imbarazzate dei nativi della Vergine che confessano la loro appartenenza a questo segno. Quel padre di famiglia che confessa arrossendo: “sono Vergine” è davvero idiota. E ha già abbastanza complessi per conto suo. Se potesse dire: “sono Demetra” si sentirebbe molto meglio.

Pare che il sesto segno sia infastidito dagli istinti dei cinque che lo hanno preceduto. Era certamente necessario che tutto fosse creato, ma guardate un po’ che disordine, il fuoco dell’Ariete, la linfa del Toro, i capricci del Cancro! Senza di me, dice la Vergine, non riuscireste a organizzare nulla. Non lo dice con orgoglio, ma con un’umiltà di sottordine indispensabile. Dice anche: sono la Ragione e l’Efficacia, il Metodo e il Classicismo, il Particolare e l’Ordine. Voi avete fatto il grano, ma sono io che lo conservo.

Se il vostro bambino è nato sotto il segno della Vergine, sa che i suoi compagni lo giudicano troppo incline a spaccare un capello in quattro, un po’ noioso. Spesso si ritroverà solo. Dovrebbe avere un piccolo giardino a sua disposizione. O in mancanza di un giardino, un erbario dove disporrà con ordine meticoloso le sue scoperte nel mondo della natura. Maeterlink (La vita delle api, La vita delle formiche, ecc) e Cuvier appartengono a questa grande famiglia Vergine di classificatori perfezionati. Ancor piccolissimo, il vostro bambino vuole essere perfetto.
Non il più brillante o il più rapido o il più forte, ma vuole fare tutto bene, e meglio ancora, senza che lo si sappia. Ha bisogno del segreto, e di quel posto di secondo della classe, o di terzo, che occupa tranquillamente rinunciando di proposito al primato. L’amore, le dichiarazioni d’amore, le manifestazioni della passione, tutte cose impudiche. L’amore dà troppe angosce e impedisce di lavorare, di vedere chiaro.

E adesso lavoriamo, dice la ragazzina Vergine, a tutte queste sciocchezze penseremo dopo. Ci sono buone probabilità perché il celibato l’insidii, ed essa vi si rifugi. E se si sposa, diventa una specie di suora infermiera, una schiava della sua casa. La trovate davanti ai pentoloni dove cuoce la marmellata, davanti ai tegami della zuppa di pesce. I piatti di lunga ed elaborata preparazione, ecco quel che preferisce. E la caccia alle tarme, la strategia complicata dei pacchettini di naftalina nelle fodere… ma santo cielo, che noia! Direte voi. Lo pensa anche la Vergine; si crede molto noiosa; crede che la gente non si diverta a venire a casa sua. ”Riceverebbe” molto più spesso, ma è un tale problema! Da otto giorni sta pensando ai cibi che servirà agli invitati, ha orrore delle cose abborracciate, l’improvvisazione domestica, artistica, amorosa, la lascia boccheggiante di ammirazione. Sarebbe felice se anche lei potesse, ma… Un giorno, dopo molti silenzi e molte esitazioni, troverà la sua strada. Se si tratterà d’amore, sarà un sentimento profondo e duraturo.
Se si tratterà d’arte, ci metterà molta passione per i particolari e molto humour (che è la sua migliore ancora di salvezza, e infatti vi eccelle).
Se si tratterà di scienza, la Vergine potrà assumervi una statura eroica: Irene Joliot-Curie. E non dimentichiamo la luminosa rivoluzione scatenata nel campo pedagogico da Maria Montessori. A dir la verità, tre quarti degli uomini hanno nostalgia delle qualità della Vergine. Basterebbe che la donna di questo segno lo sapesse. Quando l’ammirano è salva.

L’uomo di “buona volontà”, per dirla con Jules Romains, è nato sotto il segno della Vergine. Ma se una certa modestia si addice alla donna, l’atteggiamento dimesso proprio di questo segno preoccupa l’uomo. Egli cerca allora di compensarlo con eccessi di orgoglio un po’ teorici, che gli si addicono ancor meno, poi torna ad un’umiltà ostentata, quasi imbarazzante. Per un uomo Vergine di tipo purissimo, la vita potrebbe diventare una lotta per le precedenze (e Le precedenze è infatti il titolo di uno dei primi romanzi del Vergine Mauriac). Il conflitto è segnato da una parte dall’intelligenza acuta, e dall’altra dall’impressione di appartenere ad una razza d’uomini secondari, timorosi, marginali, vinti in anticipo. Che fare? Bisogna che l’intelligenza domini tutta la vita. I Vergini che si immaginano già vinti, crollano.

I Vergini che combattono la loro inferiorità col lavoro, con lo spirito critico o con l’ironia, possono riuscire in modo eccezionale. Goethe e Tolstoi appartengono a questa famiglia, ma come gloriose eccezioni, giacchè il successo della Vergine è spesso più oscuro: Cuvier, Lavoisier, Taine, Buffon. E l’idea dell’Enciclopedia francese nacque da Diderot… Coloro che si divertono a stabilire delle equivalenze tra le nazioni e i segni dello zodiaco (Ariete=Russia, Toro=Germania, Gemelli=Italia, Cancro=Francia, Leone=Inghilterra e così via) non mancheranno di attribuire la Svizzera alla Vergine. Non soltanto perché il grande romanziere contadino Ramuz è Vergine, ma perché la Svizzera ha dato dignità d’arte a molte delle virtù della Vergine: gli alberghi e le casseforti di prima qualità, gli idilli ragionevoli, la precisione degli orologi e delle compagnie d’assicurazioni, una passione dominante per la dietetica, un grande scetticismo e una predilezione per le battute un po’ pesanti, ma che mirano al sodo. D’altronde, battute del genere vengono lanciate un po’ troppo spesso in faccia alla Svizzera e alla Vergine. Queste due signore sorridono. Ci sono avvezze. Eppure… Anche la Francia ha in sé una buona dose di Vergine, più precisamente il classicismo francese. In effetti Richelieu, Colbert, Boileau, Rameau, David e Ingres sono profondamente marcati da questo segno. Spesso diciamo: Colbert e Boileau, che noia!... e li spediremmo volentieri in Svizzera…

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Leone

(23 LUGLIO - 23 AGOSTO)

Se fossi nascosto nella carta di questa pagina, so benissimo che cosa vedrei: i lettori Leoni e le lettrici Leonesse chini su di me… è che adesso hanno già girato la pagina. Lo immaginavo e per due buone ragioni: al Leone non piace che si parli di lui. Se la cava benissimo da solo in questo compito che considera una sua prerogativa esclusiva. Inoltre, il Leone fugge l’astrologia come i gatti fuggono l’acqua. Sa che gli astrologi conoscono i punti deboli della sua corazza e i suoi difetti. Non gli va che gli tirino i baffi. Re di cuori, quale è, detesta che un malizioso fante di cuori lo interrompa. E, in effetti, gli astrologi sono molto severi con lui. Pensate che mi metterò anch’io in urto contro un dodicesimo dell’umanità? Nossignori, perché, sebbene possa parere strano, i Leoni puri sono relativamente rari. Ancor più rari degli Arieti puri. Si direbbe che noi fabbrichiamo degli anti Leoni come gli anticorpi. Ci capiterà infatti di incontrare degli omettini modesti che vi diranno con voce malsicura: “sono un Leone, immaginatevi un po’…” E voi non immaginerete un bel nulla, giacchè il più potente dei segni è spesso minato, corroso, avvilito da Saturno, dalla Vergine, da Mercurio, dall’Acqua. Il suo fuoco brilla, sì, ma a prezzo di quali sforzi!

Molti Leoni cercano di essere tali, ma pochi lo sono. Noi parleremo soltanto di questi ultimi. Leoni puri, Leoni naturali, Leoni regali. Se il vostro bambino è un vero Leone, so che la cosa non mi riguarda, ma dovreste dargli subito un fratellino o una sorellina (che lui comanderà a bacchetta), altrimenti toccherà a voi assecondarlo. Con un bambino di questo genere si stabilisce prestissimo un problema di priorità. Ci sono dei ragazzini che se ne infischiano di essere gli ultimi della classe. Il piccolo Leone mai. Ruggisce, piange, accusa, e rischia persino di fuggire di casa. Ma è generoso con i suoi compagni. Se si è districato prima degli altri nel tradurre un brano latino irto di congiuntivi, passerà il foglio della brutta di mano in mano. Una luce si è accesa nei suoi occhi, rialza la criniera, fra poco si getterà nelle braccia della mamma, colmo di gioia; non soltanto è stato il primo, ma si è trasformato nel mecenate della classe. Spero che sua madre saprà capirlo. D’altronde, un Leone è facilissimo da capire, anche troppo. Ma non è facile amarlo…

Il Leone è prima di tutto “io” e faticherà parecchio a diventare “tu”. Sa che bisogna arrivarci, ma come? Quando cammina sente gli sguardi altrui posati su di lui, che lo spiano, che forse non lo ammirano, che rischiano di non amarlo. In questa folla egli cerca di isolare un Altro, uno solo, ma non vede che lui.
La tradizione gli dà come insegna “un uomo declamante davanti ad un blasone”, e la donna amata egli la immagina un po’ come quel blasone. Rovescia su di lei più lusso che voluttà, la copre di regali insensati, si rovina, gioca d’astuzia con la fortuna, si indebita, fa una tragedia con tutto ciò che gli impedisce di mostrarsi sotto l’aspetto più fastoso. Il Leone innamorato è quel signore elegante, pletorico, coi sopraccigli alteri, che arrivando al ristorante getta il cappotto al ragazzo, urla perché il tavolo migliore è già prenotato, chiama il direttore perché la bistecca non è al sangue, fa rifare l’omelette flambèe perché tutti possano ammirare i riflessi dell’alcool in fiamme sulle guance della sua diletta tremante, e quando se ne va lascia una scia di schiene piegate in due dall’enormità delle sue mance. Ah, Victor Hugo ha fatto dell’astrologia senza saperlo: avrebbe potuto aggiungere trentasei epiteti diversi all’aggettivo “superbo”, avrebbe potuto dire “meraviglioso, ombroso, prestigioso”, ma seppe trovare il migliore e per bocca sua la donna amata e soggiogata mormora: “sei il mio leone, superbo e generoso”. Un po’ più tardi quella stessa donna scoprirà il rovescio della medaglia. Dirà “tirannico”. Si accorgerà soprattutto che la professione o l’impiego sono sempre più importanti dell’amore anche per i leoni innamorati, che si chiamino Francesco I, Luigi XIV, Alessandro Dumas, Napoleone o Liszt.

Quanto alla signorina Leonessa, vi porrà gli stessi problemi, e capirete al volo che con lei non si può certo tentare il colpo del “delizioso ristorantino a buon mercato”. Non cercate nemmeno di dimostrarle che è meglio rinunciare alla platea e andare in loggione perché l’acustica lassù è migliore. Acconsentirà a venire con voi al concerto del famoso pianista, a patto di sedersi a quattro metri dal pianoforte. In linea di massima è sempre lei che decide e all’ultimo minuto può rimandare l’appuntamento. Vede soltanto chi le va a genio e sposerà chi vorrà lei; se si cerca di frenare la sua indipendenza si rischia di spezzarla. Margaret d’Inghilterra è una Leonessa… Se non riesce a sposare chi vuole, la nostra amica sposa un cavalier servente. Non è poi tanto grave; deve esserci un dodicesimo degli uomini che appartiene a questa categoria: mariti di Leonesse. L’importante sta nel non sbagliare. Ma non vedo come potrebbe andar bene una coppia di Leoni puri. A meno che non si divertano a divorare tutto sulla loro strada.

Tutto sommato, il Leone è il più felice dei segni, perché riesce a imporre la propria legge e regnare a lungo. Un vero Leone non abdica mai (Cécile Sorel, Marlene Dietrich). Muore sempre in modo spettacolare (Luigi XIV, Liszt, Claudel) o drammatico (Napoleone, Bolivar, Mussolini), mai cessando semplicemente di vivere. E’ più rappresentativo che creatore. La metà dei Presidenti della Repubblica Francese è nettamente segnata dal Leone, ma in questa famiglia si trovano pochi pittori (con la grandissima eccezione di Rubens), un solo cineasta che amava i film colossali: Cecil B. de Mille; un solo grande musicista, Liszt, e in una lista di quattrocento scrittori francesi contemporanei, solamente tre Leoni: Claudel, Paul Morand, Roger Peyrefitte. Notate che i primi due furono ambasciatori e che il terzo scrisse “Le ambasciate”. Non ci posso fare nulla, pare che il mestiere di ambasciatore sia l’ideale del Leone. E se non arriva tanto in alto? Ebbene, conobbi l’autista Leone di un ambasciatore il quale diceva, ad esempio: “domani diamo un ricevimento”. Era salvo.


(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Cancro

(22 GIUGNO - 22 LUGLIO)

Quel monello, quel prestigioso giocoliere che era il Gemelli è diventato un adolescente sognatore seduto accanto a una sorgente. Tutta l’acqua del Cancro Schubert la ritroviamo qui, mulini, mugnaie, trote e cascatelle.
Ma perché quella brutta parola: Cancro? In verità bisognerebbe dire gambero, come gli astrologi cinesi. Lo squisito crostaceo d’acqua dolce dorme raggomitolato, avanza, indietreggia, dorme ancora, sogna, indietreggia, avanza. Soltanto la Luna, suo pianeta principe, lo mette in movimento, e il Sole gli fa paura.
L’acqua, che è la sua vita, è l’acqua primitiva, l’acqua madre, l’acqua che si sogna.
La Luna, che è la sua luce, è la notte benefica, la notte antica del feto, la notte feconda.
Per parlar chiaro il Cancro (conserviamogli questo nome, giacchè non siamo cinesi) sarà di tutti i segni il meno attivo e il più incosciente.

Per il bambino Cancro, quello che più conta è il bacio della mamma. L’ha detto molto bene Proust (Cancro) nell’inizio di “Alla ricerca del tempo perduto”, e tutta la sua vita e tutta la sua opera sono la più bella illustrazione di questo segno. Il piccolo Cancro, anche se non è Proust, cresce di ricordo in ricordo. Ha appena otto anni e già gli piace farsi raccontare, seduto sulle ginocchia della mamma, quel che faceva a tre o quattro anni. L’avvenire lo sgomenta. La sua ora preferita è il crepuscolo. Il suo terrore è il mattino, che lo costringe a uscire dal suo languore.
E’ un bambino di lusso, bisogna fargli fare delle passeggiate, o metterlo a cavallo, al mattino, mandandolo a scuola il pomeriggio, quando sarà finalmente sveglio.
Molto benvoluto dai compagni (e ha bisogno di essere amato) si interessa soltanto a se stesso. Non gli piacciono i giochi pericolosi, non ha la passione per le automobiline. Predilige le vacanze in famiglia e la sua collezione di farfalle, di oggetti preziosi, di gioielli, di pezzuole.
Un piccolo Cancro non va trattato come una bambina. Bisogna fargli fare dello sport, dell’alpinismo, dello sci, tutto quello che volete. Bisogna procurargli i lividi e i bernoccoli che l’Ariete si procura da solo. Piangerà, cercherà rifugio in un cantuccio, farà il bambino gatto o il bambino malato (la sua suprema risorsa), ma non badategli, privatevi un poco della sua tenerezza, che è tuttavia quel che egli ha di meglio. La sua vita sarà la vita sognata. Non necessariamente la vita felice, ma piuttosto la vita che si immagina, una vita da struzzo con la testa nella sabbia, una vita da nictalopo, gli occhi sbarrati nella notte, una vita da Narciso chimerico.

Ecco un altro Cancro tipico: Rousseau. “Meditazioni di un vagabondo solitario” è già tutto un programma. Il fatto che chiamasse “mamma” la sua amica signora di Varens è abbastanza eloquente. Comporre un trattato di pedagogia, inventare il romanticismo, costruire, sia pure “confessandosi “, un mondo immaginario, e soprattutto esclamare per tutta la vita: “gli oggetti mi fanno molto meno impressione dei ricordi”, ecco il ritratto di un sentimentale incorreggibile, un po’ lacrimoso, sublime e irritante, che ha ben poche probabilità di diventare un uomo d’azione.
Nel Cancro non troviamo né generali battaglieri né grandi sportivi né uomini politici, con l’eccezione di Pompidou che preferisce la compagnia di scrittori e attori a quella di deputati e ministri ed esercita contemporaneamente il suo fascino su de Gaulle e su i Rothschild. Quanto alla vita di ogni giorno, l’uomo Cancro non è facile da analizzare. Tutto dipende dal clima in cui si effettua l’unione tra sogno e realtà. Il Cancro ha più immaginazione che esperienza, è più ipersensibile (magari medium) che sensibile. Tutto dipende anche dalla sua famiglia: può diventare un adulto bambino, adulato o materno. Accanto al fuoco, la sera, finge di dormire e poi se ne va.

La donna sognata, così come l’immagina il più uomo degli uomini, è proprio lei. E’ forse un caso se Giuseppina Beauharnais e Maria Luisa erano così fortemente segnate dal Cancro? La donna Cancro ha ciò che l’uomo preferisce: la passività più apparente. Un vero bocciolo di rosa che i lascia fiutare, che non chiede niente, che è spesso stanca, che finge d’essere malata e dorme tardi al mattino. Ma ottiene sempre tutto, o quasi. Può essere affascinante come Lola Montez o Eleonora Duse, capricciosa come Clara Schumann o Maria Antonietta. Spesso nutre un segreto disprezzo per l’uomo, che è la sua preda. Ma non lo divora, come fa la donna Scorpione. Sarebbe troppo stancante. Preferisce starlo a guardare per tutta la vita attraverso le palpebre socchiuse. Vorrebbe averlo sempre accanto, ma lui lavora troppo. Perché? Per lei? “Ma io non pretendo tanto…”
E’ una donna che culla, una donna odalisca, una divoratrice di zuccherini, un’arredatrice nata, pensa più alle tende del salotto che all’arrosto nel forno. Come il marito Cancro, anche lei sogna di andarsene. Come lui, non sa bene dove. Forse verso la morte, la sua migliore amica, di cui parla spesso e senza paura. Si mangia la morte come se fosse una pasta alla crema. Trova che l’idea è deliziosa. E poi, siccome bisogna pur fare qualcosa, farà un altro bambino.
E’ una mamma nata, una mamma martire, adorata, la sorella maggiore dei suoi figli. Li fa lavorare volentieri in vece sua e sospira: “Ah, questi ragazzi mi uccidono!” Ha la mania di persecuzione. Suo marito dice che legge troppi romanzi. Infatti ne comincia parecchi, ma non arriva mai fino all’ultima pagina. Dice: ”la mia vita è un romanzo”. Non spiega il perché ed io non ne so nulla, ma se fossi in voi, caro signore, una donna così la sposerei due volte.

“Il lavoro, che orrore!” dicono tutti i veri Cancro. Il più delizioso tra loro, La Fontaine, aveva trovato nella sovrintendenza forestale il modo ideale per impegnarsi (?) , cosa che non gli impediva di passare, sorridendo, da una dama protettrice all’altra. Ma gli altri? Come se la cavano?
Ci sono i Cancri automatici, che lavorano in punta di dita pensando ad altro.
Ci sono i Cancri vagabondi, che fanno qualsiasi cosa con la stessa disinvoltura, in un sontuoso disordine, dormendo letteralmente in piedi. A Montparnasse c’erano quattro amici di questo segno, Cocteau, Radiguet, Max Jacob e Modigliani. A giudicare dalla loro opera, perfezionata fino allo sfinimento, si sarebbe tentati di giudicarli grandi lavoratori. Eppure, un nervo misterioso dava ordini alla loro pigrizia. Ancora oggi c’è chi (per invidia, senza dubbio) li considera dei dilettanti.
E’ vero che si affannano molto per avere l’aria di non fare nulla. Il dramma del Cancro è che la sua mania di persecuzione lo induce a credersi sempre sfruttato. Allora tanto vale non lavorare affatto… D’altra parte egli è cullato, trasportato da una dolce corrente che regola lo spazio e il tempo. Ed è indotto a lavorare per forza, perché non può resistere a tale corrente. Che si chiami Proust o Corot, con la stessa mano disfatta, tra fiumi e valli ricostruisce il mondo a somiglianza del suo sogno.
Più prosaicamente, il Cancro può essere un buon medico, una buona infermiera, un eccellente educatore. E’ fatto per parlare ai bambini. La Fontaine e la contessa Ségur lo dimostrano.
I Cancri sono di solito professori affascinanti, e la più arida delle scienze in bocca loro diventa una storia di fate.
Un grosso difetto: quando sono vecchi hanno troppi ricordi. Ma li raccontano così bene!

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Gemelli

(21 MAGGIO - 21 GIUGNO)


Bisogna sempre dire ad un Gemelli: "Dio mio, come sei complicato!". Prima di tutto perchè è vero, poi perchè gli piacciono le complicazioni, e infine perchè queste sue complicazioni sono spesso false. Ai Gemelli piace mescolare il vero e il falso. Cerchiamo di non imitarli.
Primo segno dell'aria, è anche il primo a sapere che il seme affidatogli dal Toro contiene elementi maschili e femminili. Li lancia verso il cielo, cerca la clorofilla, ha voglia di immergersi in questa storia tutta doppiezze, vede che esiste una destra e una sinistra, il movimento e l'immobilità, il silenzio e il grido... Che cosa dovrà scegliere? Nel dubbio, gioca. Il gioco è la sua attività preferita. Se le leggi biologiche non l'obbligassero a crescere, resterebbe un bambino per sempre. I Gemelli godono dello spettacolo di sè stessi. Non c'è profondo dispiacere che in loro non si trasformi in sorriso. Applaudiamo alla loro facilità, al loro brio, ma ricordiamo loro che sono un pò ignoranti perchè non riflettono mai su ciò che imparano. La loro passione è piacere. I loro giochi: tutti. 
Un Gemelli figlio unico e privo di amici fa tre capriole e si spegne. Un Gemelli in seno ad una famiglia numerosa è la felicità assicurata, giacchè sarà un continuo incitamento all'allegria, il folletto complice di ciascuno.

Mettiamo subito in chiaro che la vita con un Gemelli è estenuante. Mercurio, pianeta dominante del segno, si manifesta qui in tutta la sua pienezza. Come mettere ordine in questa luminosità iridescente? Il Gemelli, uomo o donna, vi scivola tra le dita. Dovrete ammettere che è l'intelligenza allo stato puro, e subito dopo sarete tentati di dire che non è nient'altro. Per tutta la vita gli rinfacceranno di essere senza cuore, senza anima, senza carattere, e queste ingiurie abituali lo scorteranno come comparse in una commedia. Lui sorride. Ci ha fatto l'abitudine. Pensa ad altro. Ma il suo sorriso spesso doloroso, ambiguo, è nato con Arlecchino e va da Molière a Françoise Sagan. Questo sorriso può anche diventare il rictus tragico degli eroi di Kafka o di Sartre. Non è il caso di paragonare Sagan a Sartre, ma piuttosto due climi analoghi: il tema fratello e sorella, la parodia che finisce male, il travestimento che arriva fino agli estremi, la discussione che s'inebria di sè.
E se parla d'amore? Ebbene, ne parlerà molto, si comporterà come un liceale curioso, forse millantatore, multiforme e mitomane. Nemmeno lui ci resiste.

La ragazza Gemelli, in particolare, è una grande civetta e annega un pochino negli amori che suscita, e ai quali risponde si, ma da lontano. Quando l'uomo cade ai suoi piedi e minaccia di uccidersi, lei lo guarda, sorride, gli fa una lezioncina sull'amore e gli propone un'amicizia fraterna. L'uomo non si uccide.
Poco istintiva, la donna Gemelli è una moglie migliore di quel che si crede. Si inventa degli amanti. Ha spesso accanto a sè un secondo marito teorico, una specie di confidente, di mediatore, che è al tempo steso un doppione di suo marito e di lei stessa. I loro amici ci perdono la testa, ed è appunto quel che la signora Gemelli desidera: ingannare tutti e ingannarsi senza ingannare. Vi avevo avvertiti che non era una cosa semplice...

Naturalmente coloro che amano in modo profondo (Toro e Scorpione) dicono che i Gemelli sono "superficiali". E' una parola da non usare mai. Se non avete fiducia nei Gemelli, li farete precipitare nell'inferno. Rischiano di rifugiarsi nei paradisi artificiali che li tentano e che a volte li imprigionano per sempre: gli stupefacenti, l'alcool, i barbiturici, gli eccitanti. Vi ritroverete tra le mani dei clown ansimanti. Pensate al grande musicista dei Gemelli, Schumann, che va a gettarsi nel Reno. Ho fatto apposta a mettervi la paura addosso, ma i Gemellli bisogna maneggiarli con delicatezza.

Il Gemelli, com'è naturale, non lavora seriamente. Ma fa tutto senza sforzo. Privo di una vera genialità, respira il talento. Gli piacerebbe essere un fattorino, o un maggiordomo, o uno strillone. Diventerà certamente avvocato, giornalista, esperto di relazioni pubbliche. Tutti mestieri che richiedono il dono dell'improvvisazione e un telefono attorno al collo, se possibile tre telefoni. A un livello più modesto, una Gemelli può essere la segretaria ideale che arriva sempre in ritardo, ma inventa dei sistemi mnemonici per ricordare tutto.

Bisogna dare a un Gemelli la possibilità di essere molte cose contemporaneamente, giacchè molto spesso non ha alcuna tendenza precisa. Potrebbe allora essere indotto a "fare finta", a truccare la propria vita, a mimare una vocazione. Niente di più triste di un acrobata che inciampa.
Quanto al denaro, meglio non pensarci troppo. Il Gemelli è al tempo stesso incosciente e molto pratico, non per nulla Mercurio è il dio del commercio. E' anche il dio dei ladri... Non volevo proprio dire questo, ma insomma... Se affidate ad una donna Gemelli i cordoni della borsa, potete aspettarvi di tutto; la bancarotta o una speculazione geniale, o la coserellina non del tutto onesta. In fondo, con un Gemelli "non si sa mai". Forse sono stato un pò troppo pessimista, e allora in un cielo azzurro di Dufy immaginate un bolide giallo pilotato da Sagan, il magnetofono di Sartre gira a gran velocità, le dita di Schumann volano suonando "Papillons", i grattacieli di Le Corbusier si innalzano... e tutto funziona a meraviglia, nessuno fallisce nella sua impresa, tutti i Gemelli hanno successo.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Toro

(21 APRILE - 20 MAGGIO)


Se un giorno vi capitasse (non si sa mai) di finire in prigione, e vi concedessero di sceglievi il compagno di cella, scegliete un Toro: a conti fatti, sia uomo o sia donna, tra tutti i segni è il più piacevole da viverci assieme. L'Ariete aveva l'allegria un pò battagliera della primavera.
Il Toro, primo segno di terra, crede di più in se stesso, sa che i germogli diventeranno fiori e frutti, se ne sta là sdraiato ai margini della prateria, placidamente sazio, ebbro di verde, ha un fiato caldo e zuccherino, pensa a ciò che farà tra poco, quando si alzerà, e probabilmente farà qualcosa di dolcissimo, con lentezza e voluttà... Aprite le prime pagine de "Il giglio nella valle" di Balzac (Toro) e sentirete. Il Toro ha bisogno di amare e di generare. E se nella sua prateria troverà uno Scorpione, saranno felici assieme e avranno molti bambini.

 Il piccolo Toro è un bambino facile, come dice sua mamma. Sa benissimo che non lo trovano molto dotato o brillante, ma non gliene importa niente. Studia. Annuncia in modo candido: "sono ancora il dodicesimo", ma passerà gli esami a giugno. Trascorre molte ore da solo. Non ha bisogno di nessuno. Dategli il modo di trafficare con del legno, con della plastilina. Fategli fare dei tavoli, sempre dei tavoli di legno massiccio. Gli piace aver caldo, meglio ancora, gli piace fabbricare il suo calore con il suo lavoro. Eppoi ha un grande appetito. Dopo averlo accompagnato in pasticceria, la nonna si sentirà sull'orlo della rovina. Bisogna dargli un'educazione classica.
Non ha molta simpatia per le novità, per i razzi interplanetari o per i record. Ma gli piacciono i quattrini e spaccherà da solo il suo salvadanaio per comprarsi qualcosa che ha in mente da molto tempo; poi si rimetterà a lavorare perchè gli diano altri soldini da infilare nel salvadanaio. Ha già paura di "perdere una buona occasione".
Ha anche paura delle proprie collere. A contrario di quelle dell'Ariete e dello Scorpione, sono collere lente, che il Toro vede arrivare, che cerca di frenare ma che lo sommergono; quando lascia una amico, è per sempre, e ne soffre moltissimo. Si consola cantando perchè è innamorato della propria voce, ma la perde spesso perchè prende il raffreddore (va anche soggetto alle tracheiti, alle faringiti) o perchè ha urlato troppo durante la ricreazione; ma è meglio gridare che arrabbiarsi, lui lo sa benissimo. Se fossi in voi lo iscriverei ad una società corale.

Venusiano per eccellenza, l'amore sarà sempre il grande problema della sua vita. Così grande che impiegherà molto tempo a decidere o a dichiararsi. Amore spesso celibatario, ma duraturo: Balzac aspetta per vent'anni la signora Hanska. Amore dionisiaco, amore irresistibile, è anche l'amore più geloso. Ecco la sola vera malattia del Toro: la gelosia del passato.
Ho conosciuto una donna Toro che faceva a pezzi le cravatte dell'uomo che amava e il poveretto aveva un bello spiegarle che qualcuna la aveva comperata da solo... E se il vostro pensiero si sta orientando verso un Toro, badate di scordare il vostro passato amoroso, anche se poco importante, giacchè vi toccherà di raccontarlo cento volte, e se per caso vi capiterà di imbrogliarvi su un particolare, il vostro futuro marito furente vi dirà "lo vedi che menti!"
Vi accorgerete però, cosa strana, che il Toro ha bisogno della sua gelosia retrospettiva. E' uno degli alimenti che gli piace ruminare, e più rumina il vostro passato, più lo inventa, più va a cercare lontano, più vi ama. Quanto alle scene al ristorante del tipo più idiota ("ho notato benissimo chi stai guardando con tanto interesse"), i tori uomini e donne ne sono addirittura maniaci. Ma pazienza. La gelosia è in questo caso il rovescio della costanza, che non ha prezzo.

Quanto a lei, affascinante ragazzina, non soltanto bisogna sposarla subito (anche se dirà di no, vuole aspettare, Afrodite coronata di fiori sorride, sorride...) ma portarla spesso in campagna e addirittura viverci con lei, se possibile. E' una fattoressa nata. Con lei, la terra "rende", in paese le vogliono tutti bene, invita gli amici ogni settimana, non per parlare e nemmeno per divertirsi, ma perché apprezzano la sua cucina. Poi li porta sotto un albero, vuole dormire e veder dormire. Il suo sogno segreto: avere un piccolo ristorante sulle rive di un fiume, ascoltare la fisarmonica nelle ore calde, e la canzone del registratore di cassa... Il denaro, che consolazione! Ecco quel che dice un Toro deluso o stanco d'amore. Ha una scusa: la sua passione per il lavoro.
Lavora come un cottimista oscuro. Morirà sotto il giogo, geloso della facilità del successo degli altri, furioso di non aver potuto tracciare il suo ultimo solco. Come impiegato, sarà troppo schiavo. Come capo, ha spesso pretese inumane: ma riesce a comunicare a tutti la sua angoscia per il piano quinquennale.
Guardate che cosa fanno due Tori che lavorano assieme. Giono e Fernandel: un film intitolato "Creso". Ah, quei sogni di vacche grasse! E questa trasformazione animale del lavoro in oro! Lo sentite il fruscio delle carte sotto il soffio di Balzac, la notte, e tutt'attorno il rotolare di carrozze lussuose, l'arredamento fastoso, i tappezzieri che inchiodano, i creditori che brontolano, i fallimenti del profumiere Birotteau, la mano adunca di Goriot che muore, e la penna di Balzac continua a scorrere, diciassette ore al giorno, bisogna che la signora Hanska abbia una bella casa, in rue Fortunèe naturalmente (oggi via Balzac), bisogna che ogni nota del canto creatore frutti qualcosa, bisogna che la terra "renda", bisogna Avere, o morire.

Lancio una sfida agli esperti in statistica: si troverà un nettissimo valore Toro in tutti coloro che cantano o compongono canzoni. Provo persino un po’ di pudore ad elencare Brahms e Wagner, Verdi e Faurè: che la melodia sia sottile o popolare, ampia e generosa, elegiaca o selvaggia, posso elencare alla rinfusa Caruso, Massenet, Puccini, Strauss... e mi fermo. Si direbbe che invento. A dir la verità non vedo mezzo migliore per far uscire un Toro di casa: un biglietto per l'opera o per il music-hall. E se volete farlo impazzire d'invidia, segnalategli quell'asta di disegni di Morandi, domani sera. Farà i suoi conti e forse ci andrà davvero a quell'asta, con gli occhi lucenti... Se torna a testa bassa, signora, accarezzategli il collo. In fondo ai suoi occhi buoni si nasconde una lacrima. E' una lacrima nobile.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

Ariete

(21 MARZO - 20 APRILE)

Parlate di astrologia ad un vero Ariete e comincerà a vedere rosso. Ora, le collere di un animale di questa specie è meglio evitarle. Avanzo dunque in punta di piedi... costretto tuttavia a ricordargli che egli è il primo dei segni zodiacali, e segno di fuoco, perciò scintilla generatrice della terra e del cielo; la sua aggressività si può paragonare a quei colpi di sole che si ricevono in primavera, sul cranio. L'Ariete, cioè la primavera, ci capita sempre addosso all'improvviso. Se si aggiunge che il suo pianeta guida è Marte e che l'esperto in statistica dell'astrologia, il signor Gauquelin, ha scoperto un numero impressionante di militari guidati da questo pianeta, non so se arriverò intero alla fine di questo capitolo.
L'Ariete è naturalmente un bambino estenuante, che vuole sempre tutto subito e che trascina i suoi piccoli amici in avventure insensate. Il pericolo è il suo ossigeno. Più si cerca di frenarlo e più lui si scatena. Nessun sistema di educazione gli si addice. In fondo, meglio lasciarlo libero. Ma i suoi genitori tengano sempre rifornita la farmacia di casa. Bisognerà spesso fasciargli la testa e accorrere la notte al suo capezzale. Dice che ha la febbre, urla che ha la febbre. Si preme le mani sulla fronte. Vive "battendo il capo contro i muri".
Ma questo bambino ricompensa i genitori con una spontaneità ineguagliabile. Giacchè di tutti i segni, è il più sincero. Né calcolatore né insinuante, il bacio del piccolo ariete che chiede scusa sfiora il sublime. Davanti a questo don Chisciotte caduto ci sentiamo un pò tutti Sancho Panza, l'occhio umido e il cuore stretto.

Quanto alla donna Ariete,cari signori, bisogna essere più forti di lei, oppure lasciarsi dominare di buon grado. E' quasi impossibile trattarla da pari a pari.
Da piccola, già fa la gattina sulle ginocchia degli amici di suo padre. Scolara, studentessa, spesso si diverte a soffiare il ragazzo delle sue migliori amiche. Vero don Giovanni femmina, ha tutte le malattie della civetteria, l'occhiata quasi istintivamente agganciante, conquistatrice; ha anche la tristezza che segue le battaglie.
Quando finalmente si stabilizza, diventa una femminista ardente (la Luna è nell'Ariete di George Sand e di Simone de Beauvoir). Le donne possono contare su di lei: quando sarà vecchia, cioè mai, lotterà ancora per imporre i suoi gusti, per riconciliare gli amici che hanno litigato, per lanciare una moda, un clan.

Se la polizia stradale esigesse per gli Arieti un esame di guida speciale, più difficile, e un controllo annuale dei riflessi, ci sarebbero meno incidenti. Giacchè l'Ariete è un animale pericoloso. Niente può impedirgli un doppio sorpasso in curva, e lo farà a denti stretti, la fronte bassa, l'insulto che già gli spumeggia sulle labbra. Ma se eliminassimo gli Arieti, il mondo morirebbe di sonno e di noia. Da Lenin a Hitler, da Bolivar a Bismarck, da Cromwell a Thorez, da Goya a Zola, che sono tutti Ariete-Marte, le fiamme divampano.
Nella vita quotidiana, in una fabbrica, in un ufficio, l'Ariete, anche se subalterno, accende le discussioni e secca tutti. Ma se volete vederlo riuscire, ditegli "ecco il tuo compito; è impossibile, rischioso, nessuno ne vuol sapere: prova tu..." e sfonderà. Non date importanza alle sue urla. L'Ariete urla come gli altri si soffiano il naso.
Paradossalmente, l'Ariete si rileva grande nello scacco (amoroso, sociale, familiare). Non si può dire altrettanto di un Cancro, o di una Bilancia, e soprattutto di un Leone che, battuto, si dà alla fuga. Un Ariete non si piega mai. Atena, la dea dell'etere e del fuoco per gli alessandrini, illumina le acque. Santa Teresa d'Avila infiamma il mondo cattolico. Van Gogh, seppure dominato dalla pazzia, fa crepitare il cielo di Arles. L'Ariete deve vivere pensando al rogo di Savonarola, alle pietre scagliate contro Zola ai tempi dell'affare Dreyfus, e ho citato qui i due Arieti più esemplari della storia giacchè in questo caso lo scacco è soltanto apparente. Un Ariete scoraggiato, bisogna stimolarlo pungendolo nel punto giusto, come si riattizza il fuoco. A dir la verità, vivere con un Ariete maneggiando di volta in volta le molle (per separare i ceppi ardenti) o l'attizzatoio, è un'arte difficile. Chiedetelo a de Musset, che ha tanto amato George Sand.

(da "LO ZODIACO" di F.Regis-Bastide)

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